Oggi le nuove generazioni stanno rivisitando i codici della sartorialità contemporanea, e attraverso le influenze dello street style cresce sempre di più l’adozione di un’estetica timeless, fluida e funzionale, corrispondente allo street tailoring. Così il completo o tailleur non è più un uniforme puramente professionale, dedicato in modo distinto all’uomo e alla donna, ma sfuma i confini del tradizionale guardaroba maschile e femminile abbracciando diverse occasioni d’uso.
A livello storico Il termine “Power Dressing” fu coniato nel 1975 da John Y. Molloy, scrittore americano, che parlando alle donne suggerì loro di utilizzare l’abbigliamento come strumento di potere, per guadagnare spazio in una società del lavoro tipicamente maschilista. Nella società contemporanea non sono più solo le donne a portare avanti la lotta per affermare i propri diritti, ma tutti coloro che risentono delle conseguenze di una società basata sul patriarcato.
In un estratto dal comunicato diffuso in concomitanza con la collezione Autunno/Inverno 2020, Alessandro Michele parla di “Decostruire l’idea di mascolinità così come è stata storicamente affermata. Aprire una gabbia. Dare voce ad un canto. È tempo di celebrare un uomo libero di praticare l’autodeterminazione, senza vincoli sociali, senza sanzioni autoritarie, senza stereotipi soffocanti.”

É da qui che prende vita una nuova narrativa, come quella portata avanti da Harry Styles affiancato da tempo da Alessandro Michele o quella di Timothee Chalamet insieme ad Haider Ackermann: entrambi sono partiti dal forte simbolismo del completo maschile sradicandolo dalla rigidità del paradigma tradizionale.
Yves Saint Laurent agì in modo analogo quando nel 1966 disegnò il primo tuxedo da donna, Le Smoking. Partì proprio dal simbolo maschile per eccellenza, e spogliandolo della sua virilità originale, lo rivestì di un significato ancora più importante adattandolo alle curve femminili. Il Power dress raggiungerà l’apice della popolarità negli anni ’80, mentre negli anni ’70 a Milano regnava ancora sovrano il tailleur classico firmato Armani. Sarà Versace a stravolgere il trend rendendolo più libero e audace, con colori vibranti, spalline imbottite, volumi extra.
Il completo negli anni infatti ha assunto molte volte uno spirito ribelle: Tom Ford negli anni ’90 cambiò i codici della sua sartoria, infondendola con l’estetica dei club di New York, sfidando l’eleganza tradizionalista della giacca abbinandola a pantaloni baggy in morbida pelle; allo stesso modo Donatella Versace conferì al dress code di camicia e cravatta la provocante sensualità della pelle nera. Questo materiale da sempre rappresenta un simbolo di ribellione, reso glamour dalle icone dello schermo degli anni ’50, Marlon Brando e James Dean, e la sua popolarità è cresciuta di pari passo con le numerose sottoculture.
Negli stessi anni infatti in Gran Bretagna, i Teddy Boys aprirono la strada allo street tailoring con la loro interpretazione ironica della rigida sartoria edoardiana. Mentre in Italia i Mod, adottarono i nuovi stili sartoriali italiani, ribellandosi all’austerità e all’uniformità e all’idea che gli uomini eterosessuali non fossero interessati ai vestiti.


Oggi, nella sua versione contemporanea e giornaliera troviamo più imponente la
combinazione di elementi del mondo sportswear alle linee sartoriali di completi e spezzati. Portavoce di questo stile non a caso è Gucci, che anche attraverso le recenti
collaborazioni con Adidas ha affiancato sempre di più l’estetica classica a quella sportiva, disegnando una sartoria 2.0.
Il punto di forza dello street tailoring infatti sta proprio nella versatilità che permette di trasformare un intero look da formale ad informale oltre che nella valorizzazione di sè stessi. A livello sociale infatti l’adozione di un un look formale avrebbe un effetto sulla propria percezione: alcuni studi hanno verificato come non solo il cervello riceva stimoli diversi e più produttivi da quelli percepiti quando si indossa un abbigliamento più casual, ma come effettivamente questo tipo di abbigliamento conferisca un’aura di sicurezza e benessere.
Alla base dello street tailoring dunque trova spazio il bisogno utilizzare il proprio guardaroba come mezzo di espressione di idee e di valori, adottando uno stile che possa essere riconoscibile ma anche funzionale, per sentirsi a proprio agio in ogni situazione.

Chiara Caruso
Multilingual Student with experience in Blog Writing, Modeling, Fashion Styling and Social Media PR. Highly interested in Art, Communication, Trend Forecasting and the development of the concept of sustainability within Fashion.
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