Oggi sui giornali internazionali si legge di donne da tutto il mondo che unendosi all’appello delle sorelle iraniane si tagliano i capelli in segno di ribellione contro un regime sanguinario; si parla dell’Europa che deve fare i conti con un futuro tanto prossimo quanto incerto e un inverno che si prospetta tra i più freddi. E intanto in tutto il mondo imperversa tra i giovani il fenomeno del nuovo social BeReal, in antitesi con il mondo filtrato di instagram. Anche in passerella si respira un’aria mista tra la luccicante illusione di un vestito in paillettes e la disillusa realtà di un mondo in pericolo. E se l’eterno quanto effimero ottimismo del lusso ha in parte fatto di nuovo breccia, complice anche l’assenza per la prima volta dell’ombra della pandemia, tra le collezioni presentate ci sono stati anche designer che hanno preferito rappresentare la stagione che verrà dipingendola con le esatte sfumature della realtà di cui tutto il mondo è testimone.

Cosa resta dunque delle sfilate per la primavera 2023? Ci resta un bisogno di praticità e funzionalità che prenda spunto dalle uniformi militari e dall’abbigliamento tecnico e ci permetta di avere sempre le mani libere, per afferrare, mantenere e aggrapparci al futuro instabile che ci aspetta. Questo si traduce in tasche xl e giacche che diventano borse. Da Sacai l’abbondanza di tasche coinvolge persino le cinture in gabardine, mentre da MiuMiu, Bally e Louis Vuitton parka in tessuto tecnico e cappotti oversize in pelle le sfoggiano sul petto o all’altezza della vita. Da Marine Serre e Cynthia Rowley le tasche diventano anche elementi decorativi su lunghe gonne e maxi cappotti seguendo un fil rouge surrealista al quale anche Elsa Schiaparelli si ispirò nel 1936 quando ideò il cappotto con otto tasche, partendo da un disegno di Salvador Dalí. Infine da Diesel e Isabel Marant la praticità si veste anche con pantaloni cargo che i due brand declinano per la prossima stagione in una palette beige e arancione.

In passerella abbiamo anche assistito con ricorrenza ad un gioco di “layer upon layer”, alquanto inusuale per una collezione primaverile, che vede la sovrapposizione di strati trasparenti da Acne e Dsquared e un layering di t-shirt da MiuMiu, fino ad arrivare a pesanti strati di denim da Burberry e Diesel. Ma di queste sfilate ci resta anche il bisogno di metterci a nudo e di entrare a contatto con l’altro in una ricerca tanto anatomica quanto spirituale, di un’umanità fragile ed autentica; da praticare nel ri-conoscimento del proprio corpo, nell’abbraccio avvolgente di ogni curva ed ogni angolo. Colori rilassanti, outfit avvolgenti e fluttuanti trasparenze trovano spazio da Ferragamo, Nensi Dojaka e Saint Laurent. È l’espressione di una sensualità autentica, eterea e velata ma allo stesso tempo eroica. Da Off-White invece la ricerca si trasforma in una mappatura anatomica su giacche e vestiti, tramite stampe o impunture che ricostruiscono l’apparato umano.

La stessa spiritualità necessaria nel mettersi a nudo, è permeata nel colore blu che da Dries Van Noten, Issey Miyake, Rokh e Off-White si amalgama con nuance neutre e caldi toni di beige, amplificando ancora di piú la sensazione di pace e tranquillità di cui il colore blu è messaggero. Lo stesso blu è associato anche all’acqua, un altro dei temi centrali per la prossima stagione. Mentre Botter dedica l’intera collezione al mondo acquatico, utilizzando materiali innovativi derivati da alghe marine, da N.21, Ermanno Scervino e Stella McCartney le paillettes diventano liquide e quasi impalpabili, come le gonne a sirena di Blumarine, Valentino e Max Mara in satin e chiffon, leggere e fluttuanti.

Infine, delle sfilate per la primavera 2023, ci resta sopratutto la speranza che oggi si nasconde nel saper vivere in tempi difficili conservando anche un po’ di leggerezza; da ricercare in punta di piedi, in un paio di ballerine MiuMiu, per poi imparare a tenersela stretta volteggiando senza paura, anche quando il terreno si fa incerto e paludoso, proprio come nello scenario prospettato da Balenciaga.