Viaggiando da New York a Parigi, ci affacciamo alle sfilate come finestre sul futuro, realizzando che la moda che verrà è già attorno a noi. E mentre a Parigi Demna realizza un quadro difficile da dimenticare, nelle altre capitali della moda molti altri designer hanno contribuito come veri e propri artisti ad arricchire la tela delle tematiche sociali e politiche contemporanee.
Da Louis Vuitton, Acne Studios, Marni e Marine Serre si è parlato di UpCylcling, DYI e rammendi. Il lusso e high-end sembra unito su un unico fronte: provare a raggiungere la Gen-Z riflettendone le abitudine e preferenze. Ghesquière ha guardato alla moda della prossima stagione con lo spirito di un teenager, realizzando una collezione donna in stile DIY abbinando cravatte e pantaloni da uomo alla Annie Hall o i cappotti in broccato alle college uniform. Mentre Johansson ha tradotto in passerella creatività e libertà di espressione attraverso abiti in maglia bucati e drappeggiati, pantaloni di pelle camuffati da jeans e un abito da ballo in denim patchwork.
“Molte persone vogliono avere qualcosa di personale, qualcosa che dice ‘Sono reale’ “
ha detto Johansson dell’interesse delle nuove generazioni per il fai-da-te,
”E nella moda, a volte ci dimentichiamo della ‘mano’ ”
ha aggiunto il designer parlando del fascino del tocco personale, protagonista di molte collezioni di questa stagione.
Viaggiando da New York a Parigi, ci affacciamo alle sfilate come finestre sul futuro, realizzando che la moda che verrà è già attorno a noi. E mentre a Parigi Demna realizza un quadro difficile da dimenticare, nelle altre capitali della moda molti altri designer hanno contribuito come veri e propri artisti ad arricchire la tela delle tematiche sociali e politiche contemporanee.
Da Marine Serre invece il focus era l’Upcycling, dove la collezione è interamente realizzata con capi rigenerati, riadattati e cuciti insieme. La collezione, la prima presentata fisicamente dai tempi della pandemia, ha avuto luogo alla Lafayette Anticipations art foundation.
“Ho pensato che fosse importante concentrarsi sull’abbigliamento stesso. Che cos’è? Come è fatto? Come è cucito? Qual è il processo?”
Serre ha spiegato in anteprima.
“Essere in grado di mostrarlo in un museo mette in luce l’artigianato dietro la moda.”
Parlando di intreccio presente-futuro, anche altri brand come Balenciaga hanno dimostrato il potere della moda di riuscire talvolta a tradurre stati d’animo sociali proiettandoli nel futuro. Da Dior, Balmain e Givenchy il tema della “Protezione” è emerso come tendenza inconscia e bisogno collettivo tradotto in imbottiture voluminose, protective gear e palette mimetiche.
Maria Grazia Chiuri ha fatto breccia nell’abbigliamento tecnico esplorando il legame tecnologia-corpo umano collaborando con D-Air Lab, start-up che ha realizzato l’Antartide Suit consentendo agli scienziati di lavorare a temperature fino a -128 gradi Fahrenheit. Una versione della tuta insieme ai giubbotti air bag della start-up hanno sfilato in passerella, traducendo il tema protettivo della collezione in abiti per donne autosufficienti: dalle giacche Bar con fodera rimovibile con cappuccio a un bomber oversize con ricami in tono; i pantaloncini da motociclista in pizzo hanno aggiunto un tocco da maschiaccio ai suoi caratteristici abiti in tulle.
Un altro macro tema che é andato insediandosi, sfilata dopo sfilata, è quello degli anni ’90 che ha visto spiccare la canottiera bianca abbinata ad un look minimal ed enfatizzante della silhouette, come tendenza di stagione. Da Bottega Veneta a Prada, nella versione in pelle o in quella tradizionale a costine, la canottiera bianca ha già conquistato per versatilità il suo posto nell’armadio della prossima stagione.
Saint Laurent invece ha sfidato lo sguardo maschile attraverso l’audacità di un erotismo essenziale ed introspettivo.
Vaccarello ha volute sedurre attraverso una combinazione di cappotti dalle spalle forti ed abiti e gonne di seta svolazzanti. La sua donna è elegante e dignitosa come una ballerina alla fine di uno spettacolo: lei sfila con passo danzante all’ombra della Tour Eiffel stretta in un abito di jersey che abbraccia le sue forme nella trasparenze della stoffa, avvolta da un enorme cappotto di pelliccia e le note avvolgenti di un solo spruzzo di Opium.

Chiara Caruso
Multilingual Student with experience in Blog Writing, Modeling, Fashion Styling and Social Media PR. Highly interested in Art, Communication, Trend Forecasting and the development of the concept of sustainability within Fashion.
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