Secondo studi recenti, le aspettative dei consumatori rispetto ai brand sono sempre più legate a responsabilità sociali ed ambientali. Alla Bocconi, gli studenti del MAFED hanno effettuato uno studio su un campione di 600 cittadini europei, dal quale è emerso che sempre meno consumatori danno importanza alla dicitura “Made In”, un tempo sinonimo di qualità ed affidabilità. La Gen-Z vuole avere maggiori dettagli sulla tracciabilità della filiera e sulla trasparenza del brand.

Il 55% infatti si dice disposto a pagare dal 5% al 20% in più per avere un capo di abbigliamento prodotto con positivo impatto ambientale e sociale, rispettoso della forza lavoro. Ed in merito al fenomeno del pre-owned, il 70% pagherebbe un premium price per prodotti verificati e certificati dal brand, contribuendo così al modello di economia circolare e confermando la potenza sul mercato di questo nuovo settore.

Questa crescente domanda da parte dei consumatori ha avuto come effetto sul mercato la nascita di nuove start up nel settore moda che si occupano del recupero e riutilizzo di materiali di scarto. Sul piano internazionale, a maggio 2022 la multinazionale francese LVMH, proprietaria di oltre settanta marchi di alta moda tra cui Christian Dior, Bulgari e Louis Vuitton, si è unita all’appello, lanciando la start up Nona Source, incubata dal programma imprenditoriale globale di LVMH DARE (Disrupt, Act & Risk to be an Entrepreneur), per accelerare l’innovazione, la trasformazione culturale e lo sviluppo dei talenti. Nona Source è la prima piattaforma di rivendita online che rivaluta tessuti e pellami deadstock delle più esclusive Maison di Couture francesi, consentendo a tutti di accedere facilmente a materiali di alta qualità ed incoraggiando il riutilizzo creativo delle risorse esistenti.

Sul piano nazionale italiano, con sede nel polo di produzione tessile scandiccese, troviamo la ZeroLab. Questa nuova azienda nasce come uno spazio dove artigianato, design e sostenibilità si incontrano per favorire la crescita di nuovi brand nell’ambito della moda circolare e per recuperare e restituire al territorio gli esuberi e scarti della produzione pellettiera e conciaria. Alla sede fisica si affianca anche la piattaforma digitale, ZeroW, prima piattaforma di shopping circolare in Italia con prodotti garantiti blockchain. La ZeroLab oltre ad essere una start up che si occupa di upcycling, si propone di diventare un punto di riferimento sul piano nazionale e internazionale per aziende e designers, offrendo servizi e assistenza a 360 gradi: dalle materie prime, allo sviluppo del prodotto, alla consulenza finanziaria.

Per raccontarvi di più sui progetti e sogni di questa giovane azienda italiana, abbiamo incontrato Gabriele Rorandelli, fondatore della ZeroW e CEO delle vendite B2B, al quale abbiamo fatto alcune domande proprio sul futuro circolare del mondo B2B.

In veste di fondatore della piattaforma ZeroW, ti andrebbe di raccontarci qual è il sogno di questa start-up?

La ZeroW nasce dalla necessità di aiutare artigiani e designer a realizzare i loro progetti e contemporaneamente dal bisogno delle aziende di trovare una soluzione al problema degli scarti. In questo settore infatti il controllo di qualità è molto elevato: si conta che il 2/3 dei prodotti non arrivi sul mercato. Il nostro sogno è quello di diventare un riferimento in Europa e nel mondo, nel campo b2c ma sopratutto in quello b2b, esportando con una categoria di produzione che chiamiamo “Made in Italy circolare”.

 

Cosa vi differenzia dalle altre start up impegnate nella moda circolare?

A differenza delle altre piattaforme che offrono servizi simili, noi abbiamo un
focus sul b2b con integrazione di servizi a 360°, dalla ricerca del materiale fino alla vendita al consumatore.

 

Alla ZeroLab sono presenti un design studio, un centro stoccaggio e uno spazio workshop. Come interagiscono tra di loro questi tre spazi a livello creativo? Qual è il tipo di esperienza che ne scaturisce?

Lo scopo è quello di ricreare in uno spazio fisico tutti i servizi che servono allo sviluppo e creazione di un brand, dal design all’ambito fiscale. Il Design Studio ha a disposizione un hub professionale dedicato a designer e artigiani attraverso il quale poter approfondire le proprie capacità, creare connessioni, scambiare idee e condividere esperienze. Il centro di stoccaggio funge per l’immagazzinamento e la vendita dei prodotti in Italia e all’estero tramite spazi espositivi per il marketing e la promozione. Nello spazio workshop invece vengono organizzati corsi formativi ed addestramento professionale per l’inserimento nel mondo del lavoro.

 

Secondo te dove si posiziona ad oggi la moda B2B italiana in termini di impegno nella sostenibilità?

La tradizione italiana fortunatamente nasce da un artigianato che nonostante l’industrializzazione ha saputo mantenere negli anni la propria radice, e questo ci permette di avere una buona base di etica lavorativa. Avere un ottimo punto di partenza però non è sufficiente, esso deve sicuramente essere accompagnato da uno sforzo maggiore per raggiungere risultati migliori.

 

In che modo la start up potrebbe contribuire a rendere il settore b2b moda più
sostenibile?

Noi alla ZeroLab vogliamo diventare il primo punto di riferimento per le aziende a partire dalla produzione scandiccese e su tutto il territorio nazionale. Raggiungendo questo obiettivo l’azienda avrà modo di contribuire ad azzerare gli sprechi delle aziende di moda nell’ ambito della produzione.

Quali sono i vostri principali partner B2B al momento?

Quelli migliori non possono ancora essere rivelati, ma posso dire che stiamo iniziando a lavorare con dei grandi marchi presenti sul territorio. Utilizzeremo i loro scarti e contemporaneamente lavoreremo con i laboratori storici sul territorio per garantire la qualità.

 

Hai sentito parlare di Nona Source? La start-up lanciata da LVMH dedicata alla vendita di materiale dead-stock delle maison francesi del gruppo? Cosa pensi del fatto che anche una multinazionale come LVMH abbia avviato un progetto del genere?

Sicuramente è la conferma che questa è la direzione giusta da prendere. Non credo che esista modo più sostenibile per produrre che utilizzando materiali di recupero.

 

ZeroW tocca i due temi più importanti del momento: circolarità e trasparenza. Il vostro servizio offre all’azienda un programma di affiliazione per certificazione Blockchain. Come funziona questo servizio e al momento qual è la percentuale di aziende che ha aderito alla certificazione?

Il 10% ha già aderito. Prevediamo in futuro di arrivare anche al 50%. Per aderire al servizio blockchain richiediamo ai nostri clienti la documentazione che certifichi i loro criteri di sostenibilità ed etica nella produzione. Questi sono successivamente inseriti nel database della blockchain dove sarà poi impossibile modificarli. La nostra certificazione prevede, tra i vari criteri, la verificazione di riciclabilità, circolarità, lavoro etico, innovazione tecnologica, brevetti, politiche di compensazione, partecipazione a progetti sociali etc…

 

Cosa ne pensi del fatto che viviamo in un panorama europeo nel quale circa il 70% dei consumatori è disposto a pagare un prezzo premium per l’acquisto di prodotti verificati e certificati, mentre la maggior parte delle aziende ad oggi fa ancora fatica ad entrare nell’ottica blockchain?

Penso che ci sia ancora molto lavoro da fare. Il grande cambiamento sicuramente arriverà con la riforma a livello legislativo, quando non sarà più solo facoltativo allegare la documentazione legata alla produzione del prodotto. Ci arriveremo quindi più facilmente grazie a queste legislazioni, ma nel frattempo anche il solo incremento delle vendite legate ad una maggiore tracciabilità e trasparenza dovrebbe dimostrarsi un incentivo per i venditori.

 

Per le aziende che desiderano iniziare a lavorare con la vostra start up: quali sono i primi step?

Noi collaboriamo con 2 tipologie di aziende: aziende già avviate e aziende in stato embrionale. Per la aziende già avviate, il primo step è quello di aggregarsi al market ed iniziare a vendere con la piattaforma, in modo tale da poter accedere successivamente ai materiali. Per le aziende in stato embrionale invece noi provvediamo a fornire tutta la consulenza, sia a livello creativo che finanziario. Chiunque abbia interesse e voglia saperne di più sui progetti della ZeroLab è il benvenuto.