L’8 marzo a Parigi si è chiuso il sipario della stagione di sfilate, inaugurate a New York lo scorso 11 febbraio. Anche alla luce degli ultimi avvenimenti, in passerella molti sono stati i designer che hanno avanzato le proprie idee e riflessioni sul futuro della tecnologia mettendone in discussione il suo aspetto umano. Difatti, mentre dal 24 al 27 marzo lo spettacolo della fashion week continua approdando per la prima volta nel metaverso, quella appena conclusa, a differenza delle sue edizioni passate, sembra aver maturato un pensiero più critico circa il futuro immersivo di moda e tecnologia.

Tra questi, Demna ha messo in scena una visione apocalittica a 360°, come sottolinea lo stesso titolo dello spettacolo, che nel genio visionario del direttore creativo di Balenciaga era inizialmente da ricollegarsi a molteplici allarmanti tematiche contemporanee: l’iniziale idea voleva richiamare l’attenzione sulla futilità effettiva di un Metaverso, nel quale la bugia della perfezione di un sistema intangibile prova a riverniciare la verità di un mondo ancora caratterizzato da guerre ed emergenze climatiche. Dove paradossalmente si preferisce ricreare sotto forma di ologramma la cornice fornita dallo spettacolo invernale della neve fresca, piuttosto che agire fin quando si è ancora in tempo per preservare l’ecosistema.

Demna ha voluto mettere in scena il secondo capitolo dell’ultimo vero spettacolo prima della pandemia. “Non è una storia gioiosa”, ha detto il direttore creativo. “Il primo era scuro, con riferimenti biblici. Questo è il contrario: bianco e infinito”. All’interno di un globo di neve finta che turbinava in tempesta, i modelli si piegavano stoicamente contro la bufera. “Avrai bisogno della realtà virtuale per sperimentarlo in futuro” avverte il direttore creativo.

Allo stesso modo anche la Chiuri ricerca in passerella una connessione fisica con la tecnologia. La direttrice creativa di Dior la trova nella collaborazione con D-Air Lab e nell’esaltazione del corpo umano attraverso vestiti funzionali: per lei il futuro della tecnologia è materico e polifunzionale, esso ha un ruolo nella realtà quotidiana, senza spingersi oltre i confini intangibile del meta spazio. “Tutti mi parlano del metaverso. Questo non mi interessa perché non è legato all’aspetto umano. Voglio mostrare con questo lavoro come ci sia anche un aspetto umano nella tecnologia”, ha spiegato la Chiuri. Incanalandone il tema protettivo, attraverso gilet ed imbottiture voluminose la Chiuri ha preferito l’elemento tattile a quello figurativo, abbracciando un approccio utilitaristico che alla luce degli ultimi avvenimenti sembra molto meglio descrivere il presente e il futuro nel quale viviamo, adombrando momentaneamente l’utopia di un metaverso.

In un panorama ancora diviso circa il ruolo della tecnologia nel futuro del retail di moda, Benetton invece decide di esplorare a pieno le possibilità sia dello spazio fisico che di quello digitale. Oggi questo tipo di esperienza assume il nome di PHYGITAL, punto d’incontro tra l’onlife del metaverso e la dimensione tradizionale del brick & mortar. Da anni al centro della conversazione, esso rappresenta il connubio di entrambi i mondi per consentire ai clienti un’esperienza ai limiti della flessibilità. In occasione della fashion week milanese, Benetton ha deciso di allestire un temporary store in Corso Vittorio Emanuele: un assaggio dello store virtuale destinato ad aprire i battenti nelle prossime settimane direttamente nel metaverso. L’obiettivo, come sottolineato da Antonio Patrissi, chief digital officer di Benetton Group è di “Offrire un ponte dimensionale tra presente e futuro, tra reale e virtuale, passando attraverso un’esperienza di brand sempre più immersiva e soprattutto vicina al linguaggio dei giovani”.

Benetton non ha paura di rischiare addentrandosi nel mondo ‘fantastico’ del metaverso: lo store digitale infatti nasce per proporre agli utenti esperienze diverse: non ci saranno capi da comprare ma QR code da accumulare per effettuare poi acquisti nello store fisico, evidenziando ancora di più come la strategia vincente oggi sia quella di puntare ad unire i due mondi, pur distinguendoli, per riuscire a sfruttare a pieno i vantaggi di entrambi senza perdere di vista la realtà.