Mentre sull’esplora del nostro account continuano a scorrere sempre più ricorrenti reference ai nuovi mondi virtuali e le relative tecnologie immersive, sono ancora molti gli utenti social che leggono queste notizie come qualcosa di lontano dalla realtà, senza accorgersi che nel pubblicare una stories corredata di filtri e musica stanno già sperimentando una versione di realtà aumentata senza uscire dalla comfort zone di Instagram.

È proprio attraverso l’uso dei social media che i consumatori hanno modo di entrare in confidenza con queste tecnologie: applicazioni come Snapchat fanno dal 2015 della realtà aumentata una componente giornaliera dell’esperienza social della generazione Z, attraverso i fitting virtuali e filtri con riconoscimento facciale.
Come riportato dal BOF State of Fashion Report 2022, creato in partnership con McKinsey & Co., il 37% tra dirigenti di moda cita il social commerce come uno tra i tre temi con impatto maggiore sul loro business nel 2022. La possibilità per i brand di poter intraprendere collaborazioni attraverso più piattaforme digitali, rappresenta un’opportunità di crescita significativa, da tradursi anche nelle integrazioni seamless delle ultime tecnologie come AR (augmented reality) e XR (extended reality) che permettono al cliente di sperimentare un percorso d’acquisto più stimolante.

È proprio Snapchat ad essere tra le piattaforme social a cui i brand di moda si affidano per provare le possibilità di social commerce tramite formule di AR, creando filtri su misura dei proprio prodotti attraverso la collaborazione con artisti e designer del Creator Marketplace.
In un’intervista per BOF, Peter Sellis, vice presidente a capo del prodotto di Snap.Inc, spiega come

“I casi d’uso più interessanti in questo momento riguardano le prove virtuali. (…) Con le sneakers AR, alcuni degli esempi originali come Gucci e Dior, avevano ancora spazio per migliorare ulteriormente, ma si poteva già vedere quanto potesse essere d’impatto questa tecnologia in termini di prove.”

La motivazione che al momento spinge i brand verso l’adozione di questa tecnologia è il fatto che possono trasformare lo shopping online in un’esperienza sociale, con prove virtuali da condividere con gli amici, pubblicare storie e ricevere feedback. È quando le persone hanno la possibilità di provare il prodotto che la probabilità che lo acquistino aumenta. In questo le tecnologie di AR rappresentano un modo incredibilmente conveniente per convincere i consumatori a testare il prodotto. Il tutto semplicemente tramite la collaborazione con piattaforme come Snapchat, dunque in modo del tutto “seamless” all’interno dell’App. Qui i brand di moda trovano un pubblico già pronto e interessato a sperimentare con il proprio stile digitale, abituati a vestire e personalizzare i propri avatar.

Ma il vantaggio dei fitting room virtuali non si ferma qui. Difatti la sua applicazione assume anche connotazioni green, in quanto aiuterebbe a fermare il circolo vizioso del “shop & return” che da anni inquina il sistema moda. Il trasporto si piazza al primo posto tra le principali fonti di gas serra nell’atmosfera, un primato raggiunto superando anche le centrali di energia. A questo si aggiunge la produzione record di imballaggi che genera enormi quantità di rifiuti. Come evidenziato da The Business of Fashion, tra le cause che spingono i consumatori a rendere la merce acquistata, rientra il fatto che le misure spesso non sono calcolate in modo accurato e, una volta ricevuto il capo, i clienti si accorgono che la taglia non corrisponde affatto a quella desiderata. L’utilizzo dell’AR per i fitting virtuali sembrerebbe rappresentare quindi anche una scelta ecosostenibile. Ma nonostante questa tecnologia stia già guadagnando slancio, rimangono ancora delle sfide.

Parlando di futuro, Peter Sellis crede nei continui sviluppi e miglioramenti che coinvolgeranno le tecnologie AR e i brand di moda ma si domanda anche come sia possibile innovare in modo che i clienti siano pronti ad acquistare una borsa da 2000€ che non hanno mai toccato.

Sellis dichiara infatti che possibilità come la simulazione del tessuto rappresentano nuove sfide. La più importante però al momento resta quella dell’esperienza, perché il divario tra fisico e digitale è ancora molto importante. Se durante la pandemia, questa tecnologia sembrava rappresentare la svolta, con il ritorno allo shopping in store molte delle innovazioni sperimentate nei mesi di lockdown si sono rivelate solo temporanei ripieghi.

Dunque se i brand vogliono ancora investire in questo tipo di tecnologie, è necessario ripensare a nuovi modi per catturare e mantenere viva l’attenzione del cliente, che è da sempre alla ricerca di un’esperienza che riesca a coinvolgere e stimolare tutti e cinque i sensi.